martin castrogiovanni evolution forum day 2019

Il rugby metafora di vita: Martin Castrogiovanni a EFday 2019

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Andare sempre avanti nonostante i placcaggi della vita. Raggiungere la meta con il sostegno dei compagni. Essere disciplinati verso se stessi e gli altri. 

Il rugby è una grande metafora della vita. Ce lo ha raccontato nel 2019 a Evolution Forum Day Martin Castrogiovanni, uno dei volti più noti in Italia della palla ovale degli ultimi anni.

Castro, come è conosciuto dai fan della palla ovale, è nato in Argentina da una famiglia di origine italiana. “Ho scoperto il rugby a 17 anni – ha raccontato sul palco di San Patrignano – e me ne sono innamorato. A 19 anni sono arrivato in Italia, a Calvisano, per giocare a rugby da professionista. Non è stato un viaggio facile, lasciare la famiglia e gli amici. Però ho trovato delle persone che mi hanno aiutato tantissimo. Ed è stato molto importante perché se io non avessi avuto quelle persone lì forse sarei tornato a casa in Argentino e oggi non sarei stato qui a parlare con voi, non avrei giocato a rugby, non avrei fatto mille cose”.

Dopo una splendida carriera ai massimi livelli mondiali, Castro ha detto basta al rugby giocato per scegliere il mondo dello spettacolo: “Io ho smesso di giocare al rugby quando non c’avevo più voglia, non è che ho smesso per altro. Ho smesso perché io non mi divertivo più e non volevo più farlo. Oggi mi trovo a fare questa cosa qui che a me piace un sacco, mi diverte e non mi pesa”.

 

Castro ha poi raccontato un momento spartiacque della sua vita. “Ero in preparazione per il Mondiale 2015 e mi portavo avanti da mesi un fastidioso mal di schiena. Secondo i medici era una sciatica ma non riuscivo a correre, stavo sempre male e così ho obbligato i dottori a farmi una risonanza. Quando sono usciti li ho visti tutti un po’ pallidi in viso”. Il motivo è che avevano individuato un tumore alla schiena in stadio avanzato.

“I dottori inglesi mi avevano dato 6 mesi di vita. In realtà il neurinoma non era maligno. Mi sono fatto operare subito in Italia e il dottore mi ha spiegato che rischiavo di non muovere più un piede, visto il nervo che passava lì vicino. Per fortuna è andato tutto bene e dopo un mese ero di nuovo in campo”.

 

Una lezione di vita ed una esperienza che poi il campione ha messo a disposizione dei bambini colpiti da tumore. “Ho conosciuto bambini e famiglie fantastiche – ha raccontato – che porterò sempre nel cuore. Grazie a loro ho capito quanto è importante passare del tempo con loro. Questa cosa vi insegnerà a vivere, vi insegnerà a vedere quanto fortunati siete, che anche se piove fuori avete le vostre gambe per uscire. Ogni volta che ci penso mi viene da piangere.

Però loro non vogliono che tu li ricordi piangendo, perché loro fino alla fine ce la mettono tutta per vivere, perché fino alla fine ci credono. A me hanno insegnato questo, io sono molto orgoglioso di aver trovato queste persone”.

Grazie Castro, un gigante dal cuore d’oro.

E per il rugby: HIP, HIP, URRA’!

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