
Enzo Iacchetti: “Tutti abbiamo un dono e dobbiamo lottare perché produca del bene”
“Tutti noi abbiamo un dono ed il nostro compito, il nostro dovere, è quello di lottare tutta la vita affinché questo dono produca del bene a noi e agli altri”.
È questo uno dei messaggi con cui Enzo Iacchetti ha colpito di più la platea della 18^ edizione di Evolution Forum Day nell’aprile 2016.
Sul palco di San Patrignano, il celebre comico e attore ha ricordato i difficili anni che hanno caratterizzato la sua prima parte di carriera. “Ho fatto tanti anni di gavetta – ha raccontato – dove suonavo la chitarra e mi tiravano i pezzi di pizza. Suonavo nelle pizzerie, avevo un bimbo piccolo da mantenere. Naturalmente a mezzanotte nelle pizzerie avevano già bevuto ettolitri di birra e appena sentivano il cabarettista mi tiravano le croste. Io prendevo le raccoglievo, perché è la parte che piace di più, le mettevo tutte in un sacchetto, le portavo a casa, le riscaldavo e così mangiavo. La sera dopo insistevo e andavo da un’altra parte dove mi tiravano le monetine. Io suonavo la chitarra con tre corde a posta, perché lasciavo il buco più ampio e quando vedevo il centolire arrivare facevo un balzo e la facevo finire nel buco della chitarra, era come un salvadanaio.
Non scherzo, giuro su mio figlio. Alla fine andavo via con 2.000-3.000 lire, che a quell’epoca, parlo degli anni ’70, non era per niente male. Un pranzo completo costava 5.000 lire, con un supplemento bistecca a 6.000. La sofferenza c’è stata, ma con grande gioia, perché io ero consapevole di farcela prima o poi.”
Una consapevolezza che Iacchetti coltiva fin da bambino. “Dai nove anni suono qualsiasi tipo di strumento e canto qualsiasi tipo di canzone. Già la maestra delle elementari veniva da mio padre per dire a mio padre di mandarmi al conservatorio perché vedeva talento in me. «Suo figlio ha un talento straordinario, legge la musica, suona qualsiasi cosa». E lui rispondeva: «Che cos’è il conservatorio? Una cosa di pomodori?». E la cacciava a calci nel sedere, perché mio padre lavorava 14 ore al giorno per mantenere tre figli e una moglie”. Io sono rimasto lì, non sono più progredito. Negli anni ho chiesto un pianoforte, una la chitarra ma senza successo. Vedeva il mondo dello spettacolo come pieno di droga, donne facili e di raccomandazioni. In realtà non aveva tutti i torti ma è lì che io ho capito che c’era anche una via giusta per arrivarci: quella del proprio talento.
Io ho capito che avevo un talento e andavo contro tutti. Da solo contro tutti”.
Finché a 39 anni arriva la svolta tanto cercata.
“Era il 31 ottobre 1990 e mi capita di fare una puntata con Maurizio Costanzo. Io prima avevo fatto un provino in cui enunciavo poesie bonsai ma mi avevano cacciato. Poi mi chiama a casa Vera Venturini, che avrò sempre nel cuore, e mi dice di tornare. Guarda la mia caparbietà…
Avevo già speso l’acconto per comprare un bar tabacchi. E con la mia ex moglie avevo già deciso di smettere di fare il cabaret e l’attore generale. Ma io sapevo che il mio indirizzo era chiaro. La mia luce faceva il chiaro sulla strada che dovevo percorrere.
Da Costanzo mi ero presentato con le “poesie bonsai”. Ad un certo punto lui mi disse: «Lei fa pure canzoni bonsai?». Io lì ho pregato il mio povero papà di aiutarmi dal cielo. In realtà non l’avevo mai fatto ma era una grande idea! Io ero andato in puntata con i libricini e basta. E così gli ho detto, «sì!»
E lui: «Me ne faccia una». Proprio non mi mollava. C’era la prima guerra in Iraq e in puntata c’erano esperti di bombe, c’era Crepet, c’era di tutto, e l’unico che doveva fare con un po’ di sciocchezze ero io. Allora prendo sta chitarra e riprego mio padre.
E lì ho capito che il dono che ognuno di noi ha si sviluppa meglio nel momento della grande difficoltà se il tuo carattere, se il tuo carattere ha voglia di lottare.
Io non sapevo che canzone fare e allora l’ho inventata. A Costanzo è piaciuta tanto. E mi disse: «Ah, me ne faccia un’altra!» Io lì avevo capito che mi mancava una frase sola per aver vinto. E ho sperato che mi arrivasse nella testa. E gli ho detto: «Si ma se ne faccio un’altra la prossima volta non ho più repertorio». Come dire, ci voglio tornare. Allora lui ha detto: «Va bene, allora la prossima volta ne prepari sei o sette. Perché sono corte, capito?». E da lì è stata storia”.
Enzo Iacchetti ha fatto 187 puntate del Maurizio Costanzo Show ed ha lanciato una carriera straordinaria che dura ancora oggi.