IL TALENTO, come la BELLEZZA, è PERICOLOSO!

IL TALENTO, come la BELLEZZA, è PERICOLOSO!

Sono uno dei pochi atleti che conosco che ha partecipato a tre Campionati Mondiali in tre sport diversi: Sci, Vela e Windsurf.

Negli anni a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 non era così complicato avere il talento, le qualità e i punteggi necessari per partecipare a Campionati Mondiali poco frequentati dalle masse, ma non è per questo che ne parlo, quanto per i risultati drammatici che ho raccolto in tre occasioni nelle quali almeno in uno, forse in due dei tre, avrei potuto ambire a una medaglia.

Ero un atleta talentuoso, neuro-muscolarmente adatto agli “sport di scivolamento”, avevo molto tempo per divertirmi con il mio sport e il mio talento mi permetteva risultati notevoli con il minimo sforzo, anche perché ero convinto intimamente di essere in grado di sopperire ad eventuali “cali tecnici”.

Cambiamo discorso. Da adolescente ero mediamente piacente, leggermente sovrappeso e i miei amici dicevano che da piccolo mi avevano regalato il Piccolo Filosofo invece che il Piccolo Chimico. Questo ha fatto si che per conquistare le ragazze, dovessi cercare strategie alternative e costruire un “catalogo” delle strategie per tipologia di donna.

Alcuni miei amici erano bellissimi. Alti, magri, muscolosi, simpatici e quando entravano in una festa o in discoteca tutte le api volavano verso quel fiore e loro vivevano di rendita sulla loro bellezza e facevano molto sesso. Non avevano bisogno di studiare: erano belli e tanto bastava.

Queste due storie per dire che cosa? Che il Talento, come la Bellezza, è pericoloso perché ti dà agio di pensare che potrai raggiungere il risultato o l’obiettivo senza alcuna fatica, con facilità, senza studiare.

Nulla è più falso: il giorno dell’Esame (che sia un Mondiale o un Matrimonio) il talento che non hai allenato non servirà e non solo non ti aiuterà, ma intralcerà il tuo cammino.

Quel giorno vinceranno quelli che hanno studiato a memoria, che hanno ripetuto il gesto giusto migliaia di volte, che hanno sofferto per ogni singola conquista, che non si sono sentiti in grado di sopperire a un “calo tecnico” con il talento.

Questo è la mia professione da trent’anni: colmare il gap tra quello che siamo e quello che potremmo essere se allenassimo i nostri talenti. È una professione esaltante che nasce dal dolore provocato dai miei tre Mondiali buttati al vento di quarant’anni fa.

Oggi non permetto ai miei atleti di buttare le occasioni al vento e li obbligo a studiare. A memoria.

Hanno chiesto ad Arrigo Sacchi: “preferisce far giocare un grande talento che non si allena o un giocatore normale che si allena?”

E lui ha risposto, da grande allenatore: “Preferisco far giocare un grande talento che si allena!”

 

Biografia Max Damioli >>>

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