Da adesso in poi: elogio al potere dell’iniziare a fare.
Il vecchio adagio recita “aiutati che il ciel ti aiuta”, nella saggezza popolare si trova una chiara esortazione a reagire ed agire, al non fermarsi, al non lasciarsi andare allo sconforto, nella passiva attesa di una soluzione che potrebbe non arrivare mai. Al contrario la soluzione devi essere tu per primo a cercarla, attivati personalmente, e le cose cambieranno in meglio.
Se non inizi, difficilmente le cose accadono, se non fai il primo passo, non andrai mai da nessuna parte.
Sembrano tutti discorsi ovvi e scontati, ma proprio come spesso accade con i concetti e le cose più ovvie, sono le prime ad essere sottovalutate, in maniera particolare quando ci si trova a dover far fronte a situazioni totalmente inaspettate o che prescindono dalla nostra volontà o responsabilità.
Sono questi i frangenti in cui possiamo decidere di essere gnomi o topolini, come i protagonisti del racconto di Spencer Johnson intitolato “Chi ha spostato il mio formaggio?”. Gnomi e topolini hanno il loro approvvigionamento di formaggio, sempre abbondante ogni giorno e sempre nello stesso posto. Accade però che il formaggio viene meno, gli gnomi iniziano quindi a protestare e ad arrabbiarsi per la sua mancanza, mentre i topolini, persuasi che il formaggio non sia finito ma si trovi solo in un altro posto, si attivano e si mettono alla sua ricerca.
Come i topolini, in un momento storico come quello che stiamo vivendo, dobbiamo essere pronti a cambiare prospettiva e attivarci per trovare soluzioni e risorse nuove. Dobbiamo imparare a cambiare in un mondo che cambia, un mondo che con il Covid 19 è mutato di molto e ha sparigliato le carte in tavola in un istante. Ecco che lamentarsi solamente diventa un atteggiamento sterile nei confronti della ricerca di soluzioni, come non può essere efficace la sola attesa di aiuti esterni, in particolare quando si osserva la situazione nell’ambito economico, delle imprese e dei professionisti.
Le Istituzioni sono indispensabili, come è indispensabile la loro presenza e la loro azione. Se però partiamo dal presupposto che non si può chiedere agli altri quello che noi non ci impegniamo a fare per primi, è preciso compito di ognuno reagire, trovare l’orientamento e ripartire nel più breve tempo possibile, con la consapevolezza che ci troviamo su un terreno pressoché sconosciuto, a giocare un gioco di cui le regole non sono ancora state definite.
Chiunque è premier nel suo piccolo e ha il potere di incidere sul suo ambiente, in famiglia, in azienda, nella sua comunità. È importante iniziare ad attivarsi per rimettere in carreggiata tutti gli ambiti in cui possiamo intervenire e accettare invece una nuova realtà che esiste e sulla quale non abbiamo nessun controllo, come singoli.
Quando un evento, che non dipende da noi, scombina i nostri piani, e perdiamo qualcosa d’ importante, la reazione emotiva è sempre la stessa, ci troviamo ad elaborare volenti o nolenti un lutto. Al primo momento di confusione e stordimento, seguiranno negazione e rabbia, poi la tristezza che diventerà accettazione del nuovo stato delle cose, e quindi si giungerà a dare un senso all’evento, per andare avanti con una nuova visione sulle cose.
In questo momento stiamo tutti vivendo delle difficoltà e dobbiamo arrivare il più velocemente possibile ad elaborare il fatto che le regole del gioco sono cambiate, e imparare a conoscerle per iniziare a giocare anche meglio di prima.
Con tutte le problematiche e le incognite del caso, abbiamo la grande opportunità di esplorare l’inesplorato, di imparare qualcosa di nuovo, di immaginare e costruire dinamiche, modi di lavorare, produrre, interagire totalmente nuovi e, notizia non da poco, siamo pressoché tutti nella stessa situazione. Un punto di partenza che sicuramente favorisce il confronto, la nascita di collaborazioni e sinergie che esplorano sviluppi inediti per le competenze dei singoli.
Non è un’impresa facile, ma se lo fosse non sarebbe un’impresa, ma possiamo adottare degli accorgimenti che ci permettano di ottimizzare le energie e accelerare il processo di elaborazione di nuove visioni. Stiliamo l’agenda dei lavori come se fossimo due, come se giocassimo in difesa e in attacco contemporaneamente. Una parte della giornata sarà quindi dedicata alla “gestione tattica”, delle emergenze, dell’immediato, di tutto quanto ha bisogno di risposte pronte e rapide. L’altra parte, quella più impegnativa dal punto di vista mentale ed energetico, sarà invece riservata al “pensiero” alla progettazione, all’immaginazione, al rinnovamento, alla visione del medio e lungo termine. Se fino ad ora abbiamo nuotato in superficie, dobbiamo imparare a immergerci ed equipaggiarci con gli strumenti che ci permettono di andare in profondità. Sarà sul fondo che non abbiamo mai immaginato di raggiungere, che troveremo un mondo incredibile e faremo incontri inattesi. Nell’immediato futuro ci troveremo a fare qualcosa di totalmente nuovo, ma potremo anche capire che alla fine questo nuovo ci piace più del vecchio.
Non rimandare quindi la felicità di avere un nuovo obiettivo, fai quel passo e non guardarti indietro.