La delusione d’amore – Emanuele Maria Sacchi

Non so se riesci a ricordare la tua prima, piccola, delusione d’amore. Eri ancora un bambino (o una bambina), vivevi il tempo dei giochi e non c’era malizia. Eri un essere spontaneo e naturale, dopo pochi minuti che conoscevi un altro bambino, già dicevi “è mio amico”; perdonare era facile e quasi immediato, non avevi pregiudizi e i tuoi sentimenti erano disponibili. Se deluso o ferito dal comportamento di altri, recuperavi in fretta, avevi una grande capacità di appassionarti e divertirti in tutto ciò che facevi. Poi, un giorno, hai sentito una simpatia verso una bambina; hai cominciato a guardarla con occhi nuovi, sentendoti attratto da quel suo mondo così diverso dal tuo. Superando la tua timidezza, hai colto per lei un fiore, una piccola margherita. Lei ti ha ringraziato, e poi… l’ha data a un altro! Ecco, questa, forse, è stata la tua prima, piccola, delusione d’amore.

 

Il giorno dopo eri tornato allegro e spensierato; tutto sommato eri ancora un bambino e non partecipavi, ancora, al gioco complesso dell’amore. Ma forse, forse per un paio d’ore appena, forse ti sei raccolto intorno a quella delusione; tutto sommato non era un gioco, era qualcosa di diverso da un gioco, era una sensazione strana, una sensazione non corrisposta. Per quelle due ore appena, sei cresciuto ben più di quel breve tempo, sfiorando un mondo nuovo, emozionante e perfido insieme; per quelle due ore sei stato solo, nella tua camera, circondato dai tuoi pensieri.
È stato a questo punto che i tuoi genitori, o qualcuno al posto loro, hanno cominciato a preoccuparsi:
– Ehi cara, nostro figlio è chiuso in camera sua da quasi due ore; è sabato, fuori c’è il sole, i suoi amici sono giù in cortile da un pezzo e lui se ne sta in camera sua… sarà malato?
– Ma no, cosa dici, a pranzo stava bene; vai tu a sentire cosa succede…
Il primo a farsi sotto, quella volta, fu, inspiegabilmente, il padre, il quale, entrando
in camera tua, un po’ impacciato disse: – Ciao tesoro mio, come stai?
– Bene papà.
– Tutto bene, sei sicuro?
– Sì, …papà.
A quel punto, il padre, convinto di aver fatto il suo dovere, tornò in cucina da sua moglie, e rassegnò le dimissioni dicendo: – A me non ha voluto dire nulla, prova tu!
La mamma è la mamma. Ha quel modo gentile di fare che, quando ci avventuriamo nel mondo, ci manca e ci provoca nostalgia. Infatti, proprio con quel suo modo gentile e la mano già a forma di carezza, entrò – Sai che sono già le quattro del pomeriggio e i tuoi amici ti stanno aspettando in cortile? Come mai, proprio tu, che spesso sei il primo a voler uscire, oggi te ne stai chiuso in camera? C’è qualcosa che non va?
– No mamma, …tutto bene…
Lasciatelo dire: non sei stato convincente! E la mamma, che invece voleva delle risposte precise, aggiunse: – C’è qualcosa che non va, vero? Lo vedo. Se c’è qualcosa che non va, dillo alla tua mamma… Se non lo dici alla tua mamma, a chi lo dovresti dire?
È stato esattamente in questo preciso momento, amico mio, che hai fatto uno degli errori strategici della tua vita… raccontando tutto alla tua mamma! Sì, le hai raccontato della scuola, di quella bambina così speciale, della margherita e anche del tuo amore non contraccambiato!
E quando nostra madre finalmente capì il motivo di quella grande, profonda delusione, quando finalmente comprese, come reagì?

Ci guardò cercando di camuffare la sufficienza, come un giocatore esperto guarda un principiante, e prendendoci sotto braccio, disse:
– È tutto qui, è solo per questo che stai così male, alla tua età? Dai, non pensarci, vai fuori a giocare, corri dai tuoi amici, non ci pensare. Queste non sono cose poi così importanti: vedrai nella vita quante altre cose ti succederanno, ben più serie; allora si, ma queste, fidati di me, queste no… non ci pensare…
Successe proprio così. E pur con il bene che nostra madre ci ha sempre voluto, non ha compreso quello stato d’animo, non ha dato a quella delusione l’importanza che noi, in quel momento, le attribuivamo. Ha minimizzato. Non è entrata in sintonia con il nostro stato d’animo.
Ha preso quella delusione e l’ha esclusa, privandola della sua ragion d’essere, lasciandoci soli e un po’ più incompresi di prima.
Ecco che allora, senza una particolare voglia di giocare, siamo scesi in cortile e abbiamo raccontato tutto al nostro migliore amico. Lui ci ha guardato con due occhi vividi e pieni di complicità e, prendendoci per mano, con vigore ci ha detto:
– A chi l’ha data la margherita? A quel cretino? Mah, quella non capisce proprio niente! Hai fatto bene a dirlo a me, noi sì che siamo amici: oggi pomeriggio ce ne stiamo insieme, tu e io, ci mangiamo un gelato e ce la raccontiamo, perché noi due sì che siamo grandi amici!
Quello è stato l’ultimo giorno della nostra infanzia e il primo giorno della nostra adolescenza. Quando abbiamo scoperto che, oltre ai genitori, e forse meglio di loro, c’era qualcuno che sapeva davvero capirci. Qualcuno che, invece di minimizzare, rispettava il nostro stato d’animo e lo comprendeva. Qualcuno che, spontaneamente, era capace di entrare in sintonia con noi: l’amico del cuore.

tratto da “il Segreto del Carisma”
Emanuele Maria Sacchi
Franco Angeli Editore
Longseller – 19 ristampe


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